di Samuel Beckett
traduzione di Carlo Fruttero
diretto e interpretato da Giancarlo Cauteruccio
scene Loris Giancola
costumi Massimo Bevilacqua
foto Maurizio Buscarino
Con L’ultimo nastro di Krapp Giancarlo Cauteruccio affronta sia come attore che come regista il testo già messo in scena con successo in due precedenti edizioni. Quella del 2003 gli ha valso la presenza nella terna finale del Premio UBU come miglior attore protagonista nel 2004 e che, inserito nello spettacolo TRITTICO BECKETTIANO, ha visto Cauteruccio ricevere il Premio alla regia dell’Associazione Critici di Teatro nel 2006 al Teatro Argentina.
Nell’essenzialità della scena, Krapp, il vecchio scrittore fallito, inesorabile mangiatore di banane e instancabile ascoltatore della sua voce registrata, si inoltra in “questo buio che mi circonda” per sentirsi meno solo.
Scritto nel 1958 e rappresentato per la prima volta a Londra con protagonista Patrick Magee, questo atto unico vede in scena un solo attore, rintanato nella sua stanza in compagnia di un magnetofono e un numero cospicuo di bobine ben ordinate, mentre compie un viaggio in un altrove temporale, il suo passato.
Tanti nastri, registrati ogni compleanno per tramandare brandelli di vita e di esperienza, vengono riascoltati e mescolati per poi dichiarare il fallimento.
Una resa dei conti di un vecchio triste e ridanciano insieme, ironico e autoironico, spesso con venature patetiche, sentimentali, struggenti che alla fine si adegua consapevolmente allo scacco della vita.
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