ispirato al ciclo di opere Fiori assenti di Albano Morandi
ideazione Emma Zani
coreografia e interpretazione Emma Zani e Roberto Doveri
musiche Timoteo Carbone
elemento scenico Albano Morandi
lighting design Michele Arrabito
costumi HACHE Official
produzione YoY Performing Arts, Giardino Chiuso, Nutida/Stazione Utopia
in collaborazione con Meccaniche della meraviglia
con il sostegno di PARC Performing Arts Research Center/Fondazione Fabbrica Europa
con il contributo di MiC_Ministero della Cultura
Fiori Assenti è il secondo capitolo del progetto Dialoghi con l’arte, nato nel 2021 in collaborazione con l’Associazione culturale Meccaniche della meraviglia, da anni al centro di importanti iniziative volte a restituire all’arte contemporanea una funzione sociale e a abbattere quelle barriere che, almeno a partire dallo scorso secolo, hanno provocato un progressivo distacco fra cultura artistica e società civile. Il progetto si articola in tre capitoli nati dall’incontro con le opere di tre artisti contemporanei, punto di partenza per la ricerca di una rinnovata dialettica tra l’arte contemporanea, la danza e la musica.
Dopo il primo capitolo, Meraki, ispirato all’opera “Palmira” dell’artista egiziano Medhat Shafik, il secondo incontro nel cammino progettuale di YoY è con l’artista Albano Morandi e in particolare con il suo ciclo di opere Fiori assenti legato al concetto di emersione e latenza dell’immagine. Tali creazioni sono caratterizzate dalla presenza di forme di colore bianco, che Morandi definisce “elementi di una flora fossile”, che emergono in negativo dalla monocromia dell’opera. Il contrasto, la semplicità della composizione, la materia del segno, sono stati i temi che hanno ispirato questa performance.
La danza cerca espressione attraverso l’indagine di forme che vengono rielaborate in un continuum coreografico che costruisce e sottrae, elabora e decostruisce, per modificarne di volta in volta il percorso. Un percorso in cui il tema dell’assenza (o del negativo) diventa l’elemento che ricorre. Questa flora fossile ingessa la dinamicità dei corpi che tentano un’espressività a cui viene “negata” la plasticità propria della danza. I corpi si prestano, come l’opera, a diventare “forme scultoree” in una sorta di contro-danza che si snoda tra piccoli dettagli, gesti armoniosi nello spazio e momenti ritmici dissonanti.
Un’indagine nelle trame del movimento per elaborare una peculiare forma espressiva alla ricerca del proprio linguaggio coreografico in relazione alle musiche originali di Timoteo Carbone e all’elemento scenico, creato appositamente da Albano Morandi.
+ info stazioneutopia.com
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