Covid-19 Isolation Journal

un progetto di Irene Pittatore
presentato da Galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea
performer Irene Pittatore
riprese Pino Chiezzi
voci Isabelle Demangeat, Françoise Vigna, Barbara Wade
consulenza allo sviluppo Isabelle Demangeat
contributi critici e poetici Marco Brunazzi, Nicoletta Daldanise, Isabelle Demangeat
a cura di Lisa Parola
con il sostegno di Giardino Chiuso/Orizzonti Verticali, Fondazione Fabbrica Europa
ANTEPRIMA NAZIONALE

A volte i miei pensieri si confondono, ed è come se la foresta avesse messo radici in me,
e pensasse ai suoi vecchi, eterni pensieri con il mio cervello.
Marlen Haushofer

COVID-19 ISOLATION JOURNAL è un video-diario per capitoli realizzato con uno smartphone. Tra i vincitori del premio #RaccontoPlurale promosso nel 2021 dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT di Torino, è presentato in anteprima nell’ambito dell’edizione 2021 del Festival Orizzonti Verticali a San Gimignano.
La serie è girata, nella Fase 1 dei provvedimenti del Governo italiano per l’emergenza da Coronavirus, in uno spazio recluso: in una vasca da bagno, nel lavandino di una cucina e in una fontana pubblica con l’annuncio della Fase 2 e del processo di riapertura con distanziamento fisico.
La serie prende avvio dalla rottura di un rubinetto della cucina nella casa di vacanza nel ponente ligure, dimora del confinamento dell’artista.
COVID-19 ISOLATION JOURNAL si sviluppa in relazione alle suggestioni emerse in tempo reale attraverso la condivisione dei capitoli sui canali social dell’artista. Centinaia di voci di curiosi, di addetti ai lavori, di bambini hanno alimentato la prosecuzione della serie riconoscendo al video-diario una dimensione di rispecchiamento, condivisione e resistenza all’oppressione dei mesi di chiusura: un appoggio per l’immaginario, un sollievo per il quotidiano isolamento.

«Nel rivedere i brevi video girati da Irene Pittatore nel 2020 tornano alla mente due opere con le quali COVID-19 ISOLATION JOURNAL sembra aprire un dialogo anche solo visivo. La prima è Semiotics of the Kitchen di Martha Rosler. Una performance del 1975 nella quale l’artista è sola davanti alla telecamera che ha come set un’ordinaria cucina. Con una serie di gesti nervosi e ironici Rosler, seguendo l’ordine delle lettere dell’alfabeto, descrive l’uso “improprio” di vari utensili. Ad ogni azione dell’artista corrisponde un gesto appena velato che suggerisce frustrazione, consapevolezza e rabbia ma che unisce anche resistenza e cambiamento.
La seconda è invece un’opera letteraria della scrittrice austriaca Marlen Haushofer. La protagonista di Die Wand si ritrova improvvisamente sola; costretta dietro un muro trasparente che la isola dal resto del mondo dopo un apparente disastro nucleare. Questa strana esistenza inizialmente utopica lentamente si trasforma in distopia.
Il lavoro di Irene Pittatore si sviluppa attraverso uno spazio e un tempo che il filosofo francese Gaston Bachelard descriverebbe quale strano equilibrio tra lo spazio reale e lo spazio psicologico. Un’«immensità intima (…). Attraverso la loro “immensità” i due spazi, lo spazio dell’intimità e lo spazio del mondo, diventano consonanti. E solo quando la grande solitudine dell’Io si fa profonda, le due immensità si toccano e si confondono» trasformandosi in distopia (luogo cattivo), atopia (assenza di luogo), antiutopia (luogo non ideale). Ma in questa inedita immensità l’utopia trova ad opporsi al concetto di eterotopia coniato dal filosofo Michel Foucault. Eterotopici, proprio come i lavori di Irene Pittatore, Martha Rosler e Marlen Hausofer, sono spazi senza alcun riferimento geografico, spazi che possono essere ovunque e in nessun luogo, spazi negli spazi, microcosmi claustrofobici che però sono abitati anche da situazioni di transitorietà e trasformazione, spazi che possiedono altri spazi. Spazi sospesi nel tempo a disegnare un altrove nell’altrove e praticare un costante senso di infra-ordinarietà».

Lisa Parola