Apocatastasi

TEATRO AKROPOLIS
Palazzo della Propositura, San Gimignano

regia Clemente Tafuri, David Beronio
con Roberta Campi, Giulia Franzone
musiche originali Pietro Borgonovo
produzione Teatro Akropolis

Apocatastasi mostra con il linguaggio del mito, e negando il principio di identità, l’immagine della nascita e della rinascita, la natura oscura di un processo di trasformazione continuamente in atto. Due figure abitano uno spazio sospeso, il tempo che attraversano si dilegua e diventa possibile per loro essere al contempo madri e figlie, amanti ed estranee, origine e fine dello stesso luogo in cui si incontrano. La metamorfosi diventa caduta, rovina del corpo attraverso la perdita della forma appena conquistata, racconto di come tutto sopravviva nel suo disfarsi. Una danza dell’Ade che è espressione di un’azione impossibile. Che può accadere solo laddove ciò che resta del tempo impedisce a ogni gesto di trovare un suo senso e una sua fine.

LE DANZE DELL’ADE

Le danze dell’Ade sono quelle che compaiono negli affreschi dove Luca Signorelli raffigura il Giorno del Giudizio. Sono quelle che Virgilio descrive nell’Eneide. Siamo chiamati ancora una volta a interrogarci, cercando nell’arte antica quanto ancora, al confronto con il nostro tempo e le nostre rivoluzioni più o meno andate a buon fine, è urgente e significativo per la nostra esperienza. D’altronde il presente non esiste, ci ricorda Giorgio Colli […]. Si tratta di cogliere un’ispirazione al di là della letteratura, al di là degli alfabeti. E un’immagine, magari proprio quella delle danze dell’Ade, può farsi evocatrice di questa possibilità di guardare al mondo. Sono le danze che compie chi non c’è più in un luogo dove non c’è il tempo. Sono un paradosso, una sfida, un pensiero che non è possibile pensare. […] Le danze dell’Ade sono anche uno spunto di lavoro, sono il punto di partenza di Apocatastasi, […], e al tempo stesso sono l’ispirazione per una musica senza tempo, quella composta da Pietro Borgonovo proprio per la scena di Apocatastasi. Nell’affresco di Luca Signorelli ci sono quattro uomini che danzano, probabilmente per rendere gloria a quel momento supremo, ci dicono che anche alla fine dei tempi, quando tutte le cose si rivelano una, altro non si può fare che danzare. I quattro danzatori potrebbero danzare in eterno la memoria di quanto hanno vissuto, una memoria che altro non può fare che tornare a se stessa, senza nessuna logica e senza nessun fine.

C. Tafuri, D. Beronio, Le danze dell’Ade. Appunti per Apocatastasi, in Teatro Akropolis. Testimonianze ricerca azioni, vol. XIII, Genova, AkropolisLibri, 2022

Through the mythical language and the denial of identity, Apocatastasis shows the image of birth and rebirth, the dark nature of
a transformation process always happening. Two figures dwell in a suspended space, the time they’re crossing fades and it becomes possible to be simultaneously mother and daughter, lover and stranger, beginning and end of the space itself in which they meet.
Metamorphosis becomes downfall, ruin of the body through the loss of a form just achieved, tale about the surviving of everything through its decaying. A dance of the Hades as expression of an impossible action, which happens where the remains of time prevent any gesture to find its meaning, its end.

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