Il giardino di Galleria Continua si sviluppa all’esterno di un ex cinema/teatro che oggi ospita la sede principale della galleria a San Gimignano, e offre una splendida vista sulle colline della Val d’Elsa, immerso tra viole, gigli, passiflora, lecci e cipressi. Il giardino della galleria ha ospitato opere di numerosi artisti, dando vita a un ambiente suggestivo il cui primo intento è sempre stato quello d’instaurare un dialogo tra l’arte contemporanea e il territorio.
L’attuale è frutto di un progetto della fine degli anni Ottanta dell’Architetto Pozzuoli, allievo del celebre maestro Pietro Porcinai, il più grande
paesaggista italiano del Novecento. L’immobile era appartenuto in precedenza ad una nobile famiglia fiorentina ed era gestito da una famiglia di agricoltori che aveva adibito il terreno ad orto per coltivare prodotti da rivendere al mercato cittadino settimanale.
Realizzata per volere dei Fiorentini nel 1353, proprio quando San Gimignano chiese protezione alla città di Firenze contro attacchi esterni. Oggi sede del Museo della Vernaccia di San Gimignano. Il parco esterno è un’oasi verde racchiusa tra le mura.
Il Giardino della Magione di San Jacopo al Tempio, appartenuto fin dall’XI secolo ai Templari, all’indomani della soppressione dell’ordine nel 1311 passò in varie mani fino alla metà del Seicento, quando venne concesso per enfiteusi (affitto in perpetuo in cambio di prodotti molto preziosi per l’epoca, quali latte e cera) alle monache di clausura del Monastero di San Girolamo. In tale occasione fu costruito il passaggio sopraelevato che tutt’oggi collega il monastero al giardino: infatti, fino al 1998 le monache non potevano passare dalla strada pubblica.
Giardino privato modernizzato e ben curato, appartenuto alla famiglia Checcucci, giunta a San Gimignano poco prima del 1853.
Sicuramente un orto di sussistenza come tanti altri per assicurare in passato il cibo in caso di necessità.
L’orto prende il nome dalla famiglia dei proprietari ed è situato al pino terra del locale dove i Beconcini avviarono prima una falegnameria poi, dal 1965, il negozio di artigianato toscano tutt’oggi in attività. Dalle varie angolazioni dell’orto è possibile scorgere, oltre all’imponente Torre Grossa, gran parte delle altre caratteristiche torri. Ma l’aspetto peculiare dell’orto è sicuramente la vite a pergola visibile anche dalla strada sottostante dove, ogni fine estate, matura una gustosissima uva da tavola.
Il giardino era conosciuto all’inizio del Novecento come l’ortino di Gimignano, nonno dell’attuale proprietaria Elisabetta: il terreno era diviso in piccole aiuole adibite alla coltivazione di pomodori, patate e soprattutto di fragole. Gimignano assegnò una parte dell’orto al figlio Giovanni e proprio in quella sezione, piantando un nocciolo di albicocca, crebbe un bellissimo albero. La figlia di Giovanni, Elisabetta ha continuato la tradizione di famiglia raccogliendo dal territorio circostante semi e piante da ospitare nel proprio giardino.
Giardino claustrale, hortus conclusus, paradiso privo del peccato e contrapposto al bosco popolato da bestie feroci, ma anche orto
dei semplici in cui ancora oggi ricrescono spontaneamente alcune piante medicinali presenti nei ricettari del Monastero, poi Conservatorio,
che le Clarisse usavano ammannire in unguenti e pomate, liquori e confetture. Il taglio dell’erba primaverile sprigiona l’aroma intenso dell’artemisia, della malva, della mentuccia, della tussillaggine, dell’iperico ‘cacciadiavoli’, dell’issopo e del tanaceto emmenagogo immersi nel trifoglio bianco.
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